Le Frazioni di Castellina Marittima dal Dizionario Storico Geografico della Toscana di E. Repetti - 1833

Le Frazioni di Castellina Marittima dal Dizionario Storico Geografico della Toscana di E. Repetti - 1833




BADIE (LE DUE) in Val di Fine

Altrimenti dette le BADIE di S. DONNINO di PISA, nella Comunità e parrocchia della Castellina Marittima, da cui distanno le sue vestigia circa 2 miglia toscane a libeccio nella Giurisdizione e quasi 4 miglia toscane a levante di Rosignano, Diocesi e Compartimento di Pisa. La storia di questi due monasteri annessi è alquanto oscura, siccome poco noto ai viaggiatori è il luogo dove si trovano tuttora glia avanzi della chiesa e dell’annesso claustro nascosti fra le macerie in una selva di lecci presso le cave di alabastro, e fra le rupi sconnesse di gabbro, dalle quali precipita il torrente Pescera. La denominazione generica delle due Badie trasse l’origine da due monasteri distinti, sebbene entrambi si dicessero situati in luogo anticamente appellato MOXI. Uno di essi portava per titolare S. Salvatore, l’altro S. Maria, S. Quirico e S. Torpè, sebbene più comunemente si dicesse di S. Quirico a Moxi o anche delle Colline. Della Badia di S. Quirico si trova fatta la prima menzione in una carta del 1034 riportata dagli Annalisti Camaldolensi. Spetta essa a una donazione rogata in loco et finibus Moxi a favore del monastero prenominato, rappresentato da Bono suo abate.
Altra membrana della Primaziale di Pisa fu scritta presso la pieve di S. Giovanni di Vada, li 26 aprile 1043, a favore del monastero di S. Quirico e S. Maria a Moxi. È un’offerta di terreni posti nei confini di Val di Perga, oggi detta Valisperga, lungo il fiume Fine, a Montione e altrove. (MURAT. Ant. M. Aev.) Alla Badia di S. Salvatore a Moxi riferisce una bolla del 19 settembre 1106 diretta da Pasquale II a Benedetto abate della medesima.
A questo monastero fu riunito l’altro di S. Quirico distante mezzo miglio dall’altro, sotto l’ubbidienza di un solo abate, conservando al suo abate il titolo onorifico. Uno di questi fu quel Francesco da Orvieto abate di S. Quirico delle Colline, che nel 1319 leggeva Decretali nell’Università di Pisa. (FABBRONI, Hist. Accad. Pis. T. I) Le due Badie con il loro patrimonio vennero aggregate al priorato di S. Donnino fuori di Pisa, con bolla di Urbano VI del 1384, quando già da 60 anni addietro non vi erano più monaci che vi abitassero. (MATTH. Hist. eccl. pis.) Si dicono attualmente Le Badie dell’Arcidiaconato, per essere stato assegnato il suo patrimonio a questa dignità del clero di Pisa, dopo venuta a mancare la Badia di S. Donnino.
Le Badie furono trovate rovinate affatto nella visita Diocesana del 1598. Quella di S. Salvatore conserva ancora una porzione di mura della chiesa, la quale era fabbricata di grandi pietre quadrate con la facciata spartita a pilastri e a strisce di marmo bianco e di serpentino con capitelli rozzamente scolpiti. Sopra l’architrave della porta esisteva un basso rilievo trasportato in una chiesa della Castellina Marittima. In esso è scolpito il Salvatore con i simboli dei 4 evangelisti, dov’è il nome di chi l’eseguì nel seguente verso:

Opus quod videtis, Bonus amicus fecit.

Il piano della diruta chiesa è coperto di macerie, tra le quali vegetano grosse piante di lecci, segno non dubbio della sua invecchiata rovina. A contatto della medesima, dal lato che guarda il mare incontransi i resti di un altro edifizio presso la base di una torre quadrata, avanzi che dovettero far parte del monastero e suoi annessi. Ciò che merita maggiore riflessione per la storia dell’arte si è, che fra i vecchi materiali stati in opera in quell’edifizio, si trovano sparsi nel suolo mischi, brecce, gabbri del paese, marmi pisani, o di Campiglia, graniti, porfidi e altre pietre forestiere, senza riscontrarvi indizio alcuno di alabastri, comecché sia questo, quasi direi, il paese loro. Un tal fatto darebbe a dubitare, che a quell’età gli alabastri della Castellina non fossero conosciuti, o almeno poco apprezzati.
Avvalora il dubbio la scoperta stata fatta sulla fine del secolo ultimo decorso di un Ipogeo Etrusco presso l’antica parrocchia di S. Giovanni della Castellina posta sotto il paese, in luogo detto Spicciano. Dentro al quale Ipogeo furono ritrovate urne cinerarie di terra cotta, e alcune di esse lavorate a grafito, o dipinte, altre coperte di vernice nera, passate in Pisa presso l’Arcidiacono Venerosi Pesciolini, senza però che siasi rinvenuta in quel sepolcreto alcuna delle tante figure di alabastro, di cui sono costantemente forniti gl’Ipogei Volterrani.

TERRICCIO in Val di Fine

Tenuta la quale ebbe pure il nomignolo di Doglia da un’antica chiesa parrocchiale che esisteva costà, compresa nel piviere di Pomata, Comunità e circa tre miglia a scirocco della Castellina Marittima, Giurisdizione di Rosignano, Diocesi e Compartimento di Pisa. La tenuta del Terriccio situata in piaggia alla destra del torrente Tripescio, attualmente dei principi Poniatowschi, fu de’conti Gaetani di Pisa, stati anche patroni della distrutta chiesa di S. Donato a Doglia, la quale contrada, per cagione delle guerre, della peste, e forse anche della deteriorata qualità dell’aria, essendo rimasta spopolata la cura di Doglia venne soppressa nell’anno 1492 e unita a quella di S. Giovan Battista Decollato alla Castellina, a condizione per altro, che, quando si fossero riedificate dieci case nel distretto di Doglia, ossia del Terriccio, e che quelle fossero continuamente abitate, la chiesa di Doglia dovesse tornare ad esser parrocchiale con i suoi beni, arredi sacri ed entrate, senza pregiudizio dei suoi patroni. Ciò apparisce da un atto pubblico rogato da Pietro Roncioni notaro della curia Arciv. di Pisa.


DOGLA o DOGLIA in Val di Fine

Vico perduto da cui ebbee nome la parrocchia di S. Donato a Doglia nel piviere di Pomaja, Comunità della Castellina merittima, Giurisdizione di Rosignano, Diocesi e Compartimento di Pisa. Il documento più antico che io conosca relativo a questo casale distrutto è una membrana del 15 maggio 1053 fatta nel casale di Doglia (Dogla) per la quale un tal Ciullone di Rollando donò al monastero di S. Felice a vada la sua porzione di un casalino con terreni posti presso la chiesa di S. Lorenzo (cioè di Col Mezzano) nel territorio di Rosignano. V(ARCHIVIO DIPLOMATICO FIORENTINO Carte della Primaziale di Pisa). In seguito acquistarono diritti tanto sulla corte di Doglia, quanto sulla chiesa di S. Lorenzo a Col Mezzano i monaci di S. Salvatore a Moxi, siccome apparisce da una bolla del pontefice Pasquale II, spedita da Firenze li 19 settembre 1106 a Benedetto abate di quella badia.
La chiesa di S. Donato a Doglia dava il titolo ad una tenuta ora detta del Terriccio de' principi Poniatowski, già dei signori Gaetani di Pisa, che si appellarono anche i conti del Terriccio, o di Doglia. La detta chiesa di S. Donato a Doglia fu soppressa nel 1492, e la cura dell' anime riunita a quella della Castellina Marittima, a condizione che quando fossero edificate di nuovo le case nel distretto di Doglia, e queste fossero abitate in tutte le stagioni dell’anno, la chiesa di S. Donato tornasse ad essere parrocchiale e l’entrate de' suoi beni stabili e mobili, cedute alla pieve della Castellina, tornassero alla ripristinata parrocchia senza pregiudizio della casa Gaetani di Pisa che ne era patrona, siccome apparisce da un atto rogato in detto anno da Pietro Rondoni notaro della curia arcivescovile di Pisa. – (Arch. della nobil casa Roncioni di Pisa.) Anche la contrada di Col Mezzano da lunga mano per la stessa causa, di popolazione abbandonata, oggidì va risorgendo quasi dalla morte, talché in pochi anni il luogo di Col Mezzano è divenuto come si è detto nel SUPPLEMENTO, una contrada popolata sull'incrociatura di tre grandi strade l’Emilia, la regia littoranea, e quella provinciale di Val di Cecina), le quali costà s’ incrociano.


VALLI SPERGA, già WALPERGA in Val di Fine.

Nome di origine longobarda rimasto ad un colle ofiolitico presso le Due Badie nella cura di Pomaja, Comunità della Castellina Marittima, Giurisdizione di Rosignano, Diocesi e Compartimento di Pisa. Ho detto coteste vocabolo di origine longobarda derivandolo esso dai possessi che aveva nel distretto di Vada una nobil donna per nome Walperga, moglie dì un Goffredo, che trovo rammentata in una carta dell'Arch. Arciv. Lucch. dell'anno 768. – (MEMOR. LUCCH. T. IV. P. I.)
Fu in seguito costà una tenuta della famiglia Upezzinghi, attualmente della casa Roselmini di Pisa, la di cui chiesa, ridotta ad oratorio privato, fu concessa nel 1178 dal Pontefice Alessandro III alla pieve di S. Maria a Fine, ed in seguito alle Due Badie che in Walsperga, o Walperga, possedevano beni fino dal 1043. (MURAT. Ant. M. Aevi T. III.)

MALANDRONE in Val di Fine

Porta il nome di Malandrone un albergo sull’antica strada Emilia di Scauro, o Aurelia nuova, oggi detta Maremmana, dove fu un eremo (S. Maria) ridotto poscia in ospizio per i viandanti e pellegrini, nel popolo Comunità Giurisdizione e circa 2 miglia toscane a scirocco di Rosignano, Diocesi di Livorno, già di Pisa, Compartimento pisano. All’eremo di S. Maria di Malandrone appella fra le altre una membrana pisana dell’anno 1305, 19 gennajo, attualmente nel privato archivio Coletti a Firenze. Essa consiste in una donazione fatta in Pisa da Francesco del fu Bonaccorso Rossi cittadino pisano di un pezzo di terra boschiva, una volta campiva, della misura di sei stiora, a favore di fra Andrea da S. Casciano priore dell’eremo di S. Maria di Malandrone, posto nei confini di Rosigneno in luogo detto, Campana Malandroni. Se a questo eremo possa appellare l’antica prioria di S. Maria ad Finem non ho documenti da asserirlo nè da negarlo.

MONTIONE della CASTELLINA MARITTIMA in Val di Fine

Ebbe nome di Montione il poggio stesso della Castellina rammentato in un’offerta fatta nel dì 26 aprile 1043 in Vada alla badia di S. Quirico a Moxi, ora detta alle Due Badie.

Tratto da: E.Repetti - Dizionario geografico fisico e storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato - Firenze, 1833

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