Castellina Marittima e le sue frazioni dall'Odoperico per le Colline Pisane di G. Mariti - 1795 - Lettera XII-XIII

Riporto qui di seguito un estratto dei diari dei viaggi compiuti dal religioso Giovanni Mariti per vari paesi delle Colline Pisane. I diari, con il titolo di "Odoperico, o sia itinerario, per le Colline Pisane, furono scritti tra il 1788 e il 1796, in forma di lettere rivolte a un amico. Il testo è la fedele trascrizione del manoscritto conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze a cui sono state aggiunte delle note esplicative che troverete alla fine del testo.


Lettere XII-XIII






LETTERA XII

Vi dissi già che il luogo ove sono gli avanzi della descrittavi diruta Chiesa di S. Salvatore e dei suoi annessi è conosciuto sotto la denominazione della Due Badie o delle Badie, nome che si esteso anche ad uno spazio di quella campagna detta perciò la Tenuta delle Badie (66). Ma perché si disse mai tal luogo le Badie ed inoltre quali furono tali Badie? Ciò adunque è quello che mi ingegnerò di mettervi in chiaro per quanto mi sarà permesso giacche trattasi di un pezzo di istoria di quelle parti piuttosto oscura. Per intenderci meglio che sia possibile la cosa cominceremo con un certo ordine metodico.

E così prima di parlare del nome di Badie che si è attribuito e si attribuisce ad un dato luogo noi principieremo piuttosto a conoscere quelle stesse Badie che dettero luogo alla pluralità di tal nome. Esse pertanto furono due che esistevano in questa parte della Castellina e le quali appartenevano all’ordine beneditto (67); esse situate erano secondo le antiche membrane in un luogo detto Moxi della quale denominazione è inutile cercarne l’origine e il significato o l’etimologia giacche si vede bene che è parola o nome che appartiene ad antichissimi tempi e non si conoscerebbe neppure adesso se non ci fosse stato conservato sui vecchi documenti, giacché il luogo non porta più tale denominazione. (68)

E solo si può comprendere o piuttosto congetturare che tal pezzo di campagna detto Moxi restasse tra il Torrente Pesciera e il Botro detto Gonnellino.

Due adunque erano queste Badie, distanti fra loro mezzo miglio; l’una dicesi la Badia di Santa Maria, San Quirico e San Torpete e l’altra la Badia di San Salvatore. Le memorie più antiche che abbiamo son quelle che spettano alla Badia di Santa Maria, San Quirico e San Torpete a che io vi rammenterò in appresso con la sola denominazione di San Quirico giacche più spesso si trova così ricordata.

La carta più antica adunque che abbiamo spettante alla medesima è dell’anno 1034 (69) che contiene una donazione stata fatta a detto monastero e per esso all’abate Bono da un certo Taiberto che era forse un discendente di qualche Isparco Longobardo e per maggior lume ve ne trascrivo qui parte della medesima. (70)

“In nomine Domine ac Regnante Domino Nostro Corrado gratia Dei Imperator Augusto Anno Imperi ejus in Italia Septimo.”

Dopo aver motivato le ragioni che lo mossero a fare la donazione seguita a dire:

“Unde ego in dei Nomine Taiberto, qui Signorino vocatur, filio bona memoria Tauperti qui teuti vocabatur, de comitatu et territorio Pis., tradit, ex rebus hereditatis sue, Deo, eclesia, monasterio Sancti Marie, Sancti Quirici, Sancti Turpis sito loci Moxsci, unde Bono abbas electum esse videtur, ad portionem qui sibi contingnit de ipsa eccl. et mon., suam portionem de VII casis, cascinis, seu casalinis et restu... Actum loci et finibus Mox. A suprascripto monasterio.” (Ex Ann. Camald. T°II pag. 53 Append.).

Un’altra offerta si trova a questo monastero di San Quirico nell’anno 1043 dal Prete Cunizio figlio di Ermingard. Eccovi pure qualche parola ancor di questa carta.

“In Nomine Domini ac Regnante Domno Enrigo III, ac manifestus sum ego Cunitio presbitero filius bona memoria Ermingarde quia per cartula pro anima mea remedium, de genitore meo et de genitrice mea offro Deo et tibi Monasterio Domini Beati Sancti Quirici, Sancte Maria qui dicitur a Moxi idest omnia ex omnibus terris, vineis, cultis agrestis o quantes ego abeo in loco et finibus Vualtiperga, sive loco fluvio Fine, vel a Montione sive per alius locis vel vocabulis ubicumque abere o possidere in loco et finibus Vada prope ecclesia de Plebe Sancti Johannis. Rog. Roduelfus Not. Domni Imperatoris.” (Murat. Ant. It. Medii Aevi T.° 3.° pag 1078).

Questa Badia di San Quirico era a Levante di quella di San Salvatore altrove descrittavi e distante circa mezzo miglio da essa in posto alquanto eminente e quel luogo dicesi tuttora San Quirico.

Il Padre Mattei nella sua “Storia della Chiesa Pisana” vorrebbe che questa Badia fosse vicina all’antico castello di San Quirico.

“Non longe distabat ab Oppido San Quirici quod olim moenibus cintum erat nunc vero ab imis fundamentus eversus est.” (T.° 2° nella nota in Cepp. Monum. a pag. 95).

Io peraltro se convengo con esso del luogo dov’era detta Badia non converrei che fosse esistito una volta questo castello e che fosse cinto di mura giacche non ho mai trovato fatto menzione di esso. (71)

E se fu cinto di mura non dovevano essere state affatto cosa indifferente per non trovarsi ricordato altrove. Bisogna che il detto scrittore se ne fosse stato alla relazione di qualcheduno perché certamente egli non era stato in quella parte ed egli stesso confessa che non sapeva dove esistessero queste Due Badie e che perciò non s’impegnava a stabilirne la loro particolare situazione:

“Peculiarem illorum locum determinare non ausim”.

Ciò avrebbe potuto benissimo stabilire se ci fosse stato e perché è tuttavia visibile la situazione dei ruderi. Sarei adunque di parere diverso rispetto al supposto castello atteso il Monastero e la Chiesa di San Quirico si stabilisse nei contorni della Badia una qualche piccola popolazione ciò che non era molto difficile nei tempi che queste colline erano nella loro prosperità e feconde di abitanti e che quelle macerie che vi veggono ove fu già la detta Badia di San Quirico appartengono non al Castello Murato ma alla Badia stessa e a qualche casa di campagna dei suoi contorni. (72)

Nel 1598 nella visita pastorale fatta dall’Arcivescovo di Pisa Dal Pozzo, trovò la detta Badia del tutto rovinata e solo questa e a fatica si conosceva il luogo ove ella era stata venendo in tale occasione ordinato da esso che in quel posto fosse innalzato una croce di ferro sopra una colonnetta. A Ponente pertanto della suddetta Badia di San Quirico ed in distanza di mezzo miglio restava il Monastero e Chiesa dell’altra Badia di San Salvatore demilmente denominata in Moxi che è quella della quale restano in essere quei rispettabili avanzi da me già descritti a pag. 118 e 119 e seg. (73)

Il documento più antico che io conosco fin qui rispetto a questa Badia è una Bolla del 1106 di Pasquale II Papa fatta a Benedetto abate di quel Monastero con la quale prende sotto la protezione della Sede Apostolica quella Badia e i beni presenti e futuri della medesima. (74)

Eccovi parte del contenuto di essa.

“Paschalis Episcopus servus Servorum Dei dilecto Filio Benedictus Abate monasterium Sancti Salvatoris quod situm est in loco qui Moxi dicitur, o jusque successoribus a nos supplicatione tue clementer annuit et Beati Salvatoris Monasterium cui Deo auctore presideo sub tutela Apostolice Sedis excipimus. per presentis igitur privilegi paginam Apostolica Autoritate statuimus ut quecumque bona possessione legittime ad idem monasterius in presentarum pertinere videtur sive in futurum, largente Domino concessione Pontificium liberalitate. Principium vel oblatione fidelium Juste et canonice poterit adipiscri firma tibi tuique successoribus e illibata permaneat. In quibus hec propriis visa sunt nominibus exprimendo vidilicet: Ecclesiam Sancte Marie cum portine curtis Dolie, ecclesiam Sancti Laurentii cum portione curtiis Rosignani, ecclesiam Sancti Frediani e Sancti Nicola cum portionem curtis Casalis Iustuli. In Podio ecclesiam Sancti Marie, il Paterno ecclesiam Sancti Michaelis. Ac sane sepolturam ejusdam loci omnis liberam esse decerminis ut eorum qui illic seppelliri deliberavit devotioni et extreme voluntate nisi forte excomunicate sint nullus obstat. Datum Florentie per manum Ihoannis.” (Murat. Ant. it. Medii Aevi T.° 3° pag. 1105).

Adesso prima di passare a vedere l’unione seguita tra di loro di queste due Badie di San Quirico e San Salvatore osserveremo di qual dizione esse appartenessero quando esse erano separate cioè in quel tempo [che] in ciascuna di esse era governata dal suo rispettivo abate. Già vi dissi che secondo i citati vecchi documenti dei secoli XI e XII erano queste situate in un loco detto Moxi nome antico di cui è inutile come vi dissi ricercare l’etimologia. Il Padre Mattei che non sapeva assegnare il posto ove restassero già queste Badie, disse peraltro che rilevò dagli antichi documenti che queste erano in dictione oppido Rosignani.

(Matt. T.° 2° Hist. Eccl. Pis. a pag. 95 in nota ad opp. monum.)

Nello stesso luogo cita un protocollo dell’Archivio Arcivescovile di Pisa in cui s’afferma che il Monastero di San Quirico era posto

“...in confinibus o partibus Rosignani, Castelline, Diocesis Pisanae”

Poco sotto all’anno 1327 nomina

“...Curiam duarum abbathiarum da Rosignano, San Salvatore et Quiricio”

Più oltre nell’anno 1330 il Monastero di San Quirico lo trova detto de Collinis Superioribus. E sotto l’anno 1365 nel rammentare un Abate Angiolo lo dice

“...Abbas Monasteriorum Duorum Abbatiarum de Collinis”

Da tutto ciò peraltro non si rivela che queste Due Badie fossero della Giurisdizione di Rosignano come indicherebbe a credere il Padre Mattei nel luogo citato giacche il dirlo posto nei confini di Rosignano e della Castellina non determina se appartenesse più ad una giurisdizione che all’altra. Nel 1327 nomina come vedeste la Cura delle due Abbazie di Rosignano e allora parrebbe veramente che la medesima avesse appartenuto alla dizione di Rosignano.

Ma molto più esattamente si dice quando nel quando 1330 si nomina San Quirico delle Colline Superiori e altrove sotto l’anno 1365 quando l’una e l’altra son dette le Badie delle Colline. Posto adunque da noi per cosa certa che queste spettassero sempre alle dette Colline Superiori specie a quella Capitania che conosciuta era dalla Repubblica Pisana sotto la denominazione di Capitania delle Colline Superiori, dovevano così spettare alla comunità più prossima ad essa che era quella di Castellina e per conseguenza all Giurisdizione di Lari, che era il Capo Porto o luogo dove risiedeva il Capitano o Giusdicente della suddetta Capitania delle Colline Superiori.

Rosignano era in quel tempo in altra Capitania a parte che non aveva a che fare con quelle colline Superiori.

Oltre che vi è una divisione naturale tra il territorio di Castellina e quello di Rosignano che è la Via Emilia che passa per la valle della Fine e che separa l’una dall’altra restando a destra il territorio delle Due Badie, e a sinistra il territorio ove è Rosignano. E senza trattenervi maggiormente sul tal particolare vi dirò soltanto che nell’accennatavi visita pastorale del 1598 dell’ Arcivescovo di Pisa Dal Pozzo dicesi che le Due Badie erano Poste nel Comune della Castellina.

e facendo qui un poco di pausa continueremo a parlarvi di esse nella seguente.


LETTERA XIII

Le Due Badie fin qui descrittevi vennero quindi in decadenza. Non saprei additarvene con precisione i veri motivi. Ma pure quando non si debba attribuire ciò [a] qualche principio di non curata rilassatezza, noi monaci stessi, o al monasterio lusso, al cattivo uso delle loro sostanze o alla trascurata amministrazione dei loro beni, si potrebbe dubitare che molto vi contribuirebbe le alienazioni, le prestazioni e le improvvisazioni sofferte per i bisogni della Repubblica Pisana che spesso si trovò impegnata in enormi spese per servire le sue grandiosi spedizioni fuori casa e alle guerre che si dovettero sostenere dai Pisani nel seno della loro stessa Patria e contro i loro simili e vicini dalle quali vicende doveva venire non solo la spopolazione parziale di questi luoghi ma anche di tutto il rimanente delle Colline Pisane. E così essendoci più chi coltivasse e facesse prosperare la domestica coltura in quella campagna, poteva essere stata conseguenza che quelli istituti non potendo più mantenere nel primitivo loro decoro, dovessero cadere necessariamente nel languore e nell’impossibilità di sostenersi.

Alle quali cause si possono aggiungere le fiere pestilenze che afflissero frequentemente quelle parti dello Stato Pisano e l’epidemiche malattie della Maremma che devastaron sempre più quella campagna. (75)

La Badia di San Quirico fu la prima che venisse a mancare e credo che nella sua disgrazia precesse di molti anni quella di San Salvatore ma non è facile stabilire l’epoca quando seguisse ciò. E’ certo peraltro che nel 1348 erano queste Badie in desolazione tutte e senza monaci e i loro Monasteri in abbandono.

Fin dal tempo in cui era venuta a mancare la Badia di San Quirico venne questa, quanto al servizio Ecclesiastico e Monastico, [fu] riunita all’altra Badia di San Salvatore che era restata tuttavia in piedi. E così fu qui trasferita a la Curia detta Due Badie che veniva peraltro governata da un solo abate e di qui e che a San Salvatore. Resta la denominazione delle Due Badie nome come vedeste che lo conserva tuttavia il luogo medesimo. Qual titolo poi prendesse l’abate che per tutte e due le Badie governava a San Salvatore non saprei dirvelo ma sembra che fosse quello dell’Abate delle Due Badie. Vi dirò bensì che sotto l’anno 1319 si conosce un Francesco da Orvieto di San Quirico delle Colline, lettore di decretali nello studio Accademico, per cui pare che restasse sempre in essere un abate titolare a San Quirico. Quando anche la Badia di San Salvatore restò priva di monaci e che il monastero non era nel miglior grado seguitò ad esser qui la Curia delle Due Badie e qui risiedeva l’abate; così bisogna supporre che la fabbrica non fosse ridotta in tanto rovinoso stato che nelle sue mura non vi rimanesse qualche camisto per abitarvi; ciò che non si poteva dire del monastero di San Quirico che era già affatto demolito. Anzi pare che vi restasse in essere anche la Chiesa in qualità di Oratorio giacche si trova nella visita pastorale del 1486 fatta da Roberto Strozzi, Vicario dell’Arcivescovo di Pisa Raffaello Riario nella quale si dice che gli uomini del Comune di Pomaja e della Castellina si erano già obbligati di dare e di pagare a Don Apollonio, “olim Abate de San Donnino la casa e la somma convenuta nella loro obbligatione pro convevendo ad eos in reparatione fabrica et refetione dicti Oratorii tam tecti quam pavimenti quam aliarum rerum necessarium”.

Se poi avesse effetto questa riparazione ciò è quello che non saprei dirvi. Vi dirò bensì che l’Arcivescovo di Pisa Dal Pozzo nel 1598 avendo trovato questo Oratorio scoperto per due terzi di esso e un terzo coperto e vedendo che a coprirlo vi bisognava grandissima spesa e questo oratorio era posto in un luogo foresto ove non vi erano abitazioni se non alla distanza di un miglio, ne trasferì perciò i titoli delle Due Badie nella Chiesa Parrocchiale della Castellina (76) in quale stato sia adesso ve lo descrissi già a pag. 119 e seg. e vi dissi pure che la detta Parrocchia della Castellina non mi fu fatta conoscere se non sotto l’unico Titolo della Decollazione di San Giovanni Batista.

Quantunque però la Curia delle Due Badie fosse riunita in un solo abate cioè in quello di San Salvatore con tutto ciò l’amministrazione dei beni e delle rendite delle Due Badie era tenuta separata dallo stesso abate. Noi abbiamo vari riscontri di ciò anche dopo che le dette Due Badie erano riunite sotto una stessa cura e governo monastico.

Si ha che nell’anno 1330 l’Arcivescovo di Pisa Simone Santarelli assegnò a un Vescovo di Sardegna

“...Viginti Florenos boni, puri auri, justi ponderis de fructibus et redditus Monasterii Sancti Quirici de Collinis Superioribus.”

Nel 1371 le rendite di questa Badia si seguitava ancora a tenere distinte come risulta dal Catalogo della Chiesa della Diocesi di Pisa pubblicato dal Padre Mattei

(T.° 1° His. Eccl. Pis. a pag.98).

Queste Due Badie furono adunque sempre separate d’interessi e patrimonio come si ha da una nota della Chiesa del 1277 (Ibidem a pag. 97). In un altro catalogo poi del 1292 pubblicato dal Tronci

(Ann. Pis. pag. 272- 274)

che contiene un’imposta fatta sui luoghi pii per i bisogni della città e dello Stato [di Pisa], si trova segnata

“...Monasterium Sancti Salvatoris de Collinis”

ma non vi è rammentata, nè unita, nè separata il monastero di San Quirico per cui è da dubitare che fino a quel tempo le sue entrate non fossero più capaci di soffrire alcuna imposizione e perciò sembra che di quella Badia avessero già principiato a non esser nel miglior stato di fortuna.

Venne finalmente il tempo che si principiò a pensare alla totale soppressione di queste Due Badie. Nell’anno 1365 era abate di esse il Monaco Don Angelo e dalla Filza intitolata “Collationes et Istitutiones” dell’anno 1369 all’ano 1373 dell’ archivio Arcivescovile di Pisa a pag. 17 si ha che detto abate era morto nel 1368 in luogo di cui l’Arcivescovo Francesco Maricotti furono concesse a monaco Don Agostino del fu Paganello. Ma morto che fu esso, Urbano VI nel 13 di agosto del 1384 riunì queste Badie al Priorato di San Donnino fuori Pisa e così si espresse nella Bolla di riunione.

“...In quibus (cioè nei monasteri di San Quirico e San Salvatore) propter eorum paupertatem ac etiam propterruina et desolatione monasterici ipsorum sexaginta anni (cioè dal 1324) nullis monachis exlilit nec aliquis de presenti existil secundum dieta extimationem valorem annum ut dissertur non excedint. (Mattei, Hist. Eccl. Pis., T.° II° app. in nota a pag. 95)

Nello stesso giorno e anno in cui si eseguì la suddetta riunione al Monastero di San Donnino, il medesimo Papa Urbano VI decretò che in appresso il Priore del detto monastero prendesse il titolo di Abate e che usasse di tutte le prerogative della nuova dignità. (Ibi. a 94)

La memoria di ciò vedesi scolpita in marmo in fronte della Chiesa de Cappuccini fuori Pisa edificata ove fu già il monastero e Chiesa di San Donnino e la quale vi trascrivo giacché interessa in parte l’istoria delle Due Badie.

ALMUS SACRE ROMANE AC UNIVERSALIS ECCLESIE

PASTOR URBANUS SESTUS PIIS PATRIS NOSTRIS

DNI FRANCISCI CARDINALIS PISARUM PRECIBUS

INCLINATUS PRIORATUS S.DONINI IN ABBATIAN HONORABILITER PERMUTAVIT EIUSQUE ABBATEM SUCCESSORUSQUE OMNES SUOS IN PERPETUUM ANULO

MITRA ET BACULO DECORAVIT PRETEREA DUOS ABATIS SANCTORUM SALVATORIS ET QUIRICI AD MOX DE COLLINIS UNIVIT PREFATE ABATIE S.DONNINI

TEMPORE DONI IACOBI DE S.IUSTO ABATIS DICTE

ABBATIAE DIA MCCCLXXXV DIE XIII AUGUSTI

Anche il Tronci

(Ann. Pis. pag. 466)

e il Sig. Cavalier Morrona nella sua “Pisa Illustrata” (T.° 3° a pag. 390) riportano tale iscrizione ma ambedue mancarono di esattezza. Quello che vi ho dato fu già copiato sul posto tempo fa con tutte l’attenzioni giacché si tratta di un carattere antico e male scolpito. Un’altra iscrizione scolpita pure in marmo vedesi nello stesso luogo appartenente all’anno 1401 che tratta veramente d’indulgenze ma questa pure facendo menzione delle Badie.

Colla riunione delle Due Badie a San Donnino è presumibile che passarono qui anche i beni che possedevano nelle parti della Castellina.

Ma tornando alle Due Badie non erano appena scorsi quaranta anni da che erano state riunite come si vedde alla Badia di San Donnino che questa stessa Badia per motivo di guerra ed altri infortuni caduta in stato così infelice tanto nel temporale che nello spirituale che era il 1424 e non erano restati in quel monastero se non due monaci i quali neppure potendoli tranquillamente vivere erano spesso costretti a rifugiarsi in città.

Cosicché l’Arcivescovo di Pisa Giuliano de Ricci, sentito da Jacopo Abate del Monastero di San Donnino e da Bartolomeo Priore del Monastero de Certosini di Gorgona l’infelice loro situazione, stabilì di riunire detto monastero de Certosini in Gorgona a quello di S.Donnino fuori Pisa e ne fece il decreto sotto il dì 31 Luglio 1424 anno comune, col quale veniva stabilito che i monaci di Gorgona si trasferivano ad abitare nel monastero di San Donnino

“...ibeque sub regulari observantis ordinis Certusianis Altissimo perpetus servirent” (Mattei His. Ecc. Pis. T.°2 a pag. 138).

Ben è vero però che tal decreto non ebbe esecuzione anzi si trova che i Certosini della Gorgona, lasciata quell’isola, si trasferirono ad abitare nella Certosa di Pisa e ai quali nel 1426 furono dati tutti i loro beni. E si ha pure che lo stesso Arcivescovo Giuliano che nel 1424 aveva spedito il suddetto decreto di riunione, nell’anno 1428 in 15 Novembre concesse per cinque anni al Monastero di san Donnino le rendite della Chiesa di Santo Stefano di Fagiano posta non molto lontana dal monastero di San Donnino

(Mattei Ibi a pag. 139).

Intanto conto che dopo la morte dell’abate di San Donnino Don Jacopo gli successe nel 14 Ottobre 1429 l’abate Ignazio Ferrucci che fu mandato da Firenze con altri monaci per ristabilire l’osservanza in quella Badia. Nel 1433 al detto abate Ignazio successe l’abate Guglielmo Pignolo che governava questo monastero nel 1442 a cui fu sostituito l’abate Giovanni. Resulta dalle Notizie dell’Archivio Arcivescovile di Pisa che il detto Giovanni doveva essere tuttavia abate nel 1448 almeno, dopo di esso non compariscono altro abati di San Donnino così che pure circa questo tempo venisse a mancare anche quel monastero e che quella Badia [fu] ridotta forse in Commenda come lo era poi certamente nel 1481 che conferita fu da Sisto IV Papa al Cardinale Raffaello Riardi Arcivescovo di Pisa.

Non avendo qui altro che interessar possa le Due Badie sulle quali vi ha bastantemente trattenuto con queste ultime mie lettere; terminerò col dirvi che l’Arcidiaconato di Pisa possiede ora i terreni che spettaron già, verso la Castellina alle dette Badie. Ma è bensì vero che il detto Arcidiaconato possedeva già anche per l’avanti alla Castellina delle Terre contigue alle terre che avevano le Due Badie. (77)

Venuta poi a mancare la Badia di San Donnino alla quale erano state riunite come vi dissi e ridotta a Benefizio semplice il loro patrimonio fa credere che le terre del detto patrimonio passarono per la jus congruo al detto Arcidiaconato il quale aggiungendo allora al proprio il nuovo terreno delle Due Badie venne così in possesso, come tuttora possiede, di più di mille saccata di terreno.

E tanto vi serva rispetto a questo difficile e intrigata istoria delle Bue Badie di San Salvatore e di San Quirico della Castellina situate già nella Capitania delle Colline Superiori Pisane nel luogo particolarmente detto, ne tempi più antichi, Moxi.


NOTE

67 - Vi sono discordanze in merito all’ordine di questi due monasteri, infatti presso l’Eremo di Camaldoli sono tuttora visibili molti atti inerenti queste Badie, per tal motivo ritengo che sia più probabile che appartenessero all’ordine camaldolese piuttosto che a quello benedettino.
68 - Una recente ipotesi accosterebbe il nome Moxi al personale etrusco Musci, facendo così risalire l’origine del toponimo ad un insediamento di tale epoca.
69 - Per l’esattezza del 19 dicembre 1033.
70 - Tale pergamena è oggi visibile nella sua stesura originale presso l’ Archivio Arcivescovile di Pisa, edita anche in N. Caturegli, “Regestum pisanum”, pag. 63.
71 - E’ evidente che il Mariti non ha potuto leggere il documento originale del 1034 che lui stesso ha precedentemente chiamato in causa, ma solo la trascrizione (riassuntiva) fatta dal Mittarelli negli “Annales Camaldolensis”. Infatti nel documento in questione è chiaramente ricordato il castello di S.Quirico:”... Suam portionem de I petiia de terra iuxta castellum de S. Quirico; cum caput: in terra quas sibi reservat et de consortibus suis, in via publica; cum latus: in muro ipsius castelli, in via pubblica.” Lo stesso castello è ricordato anche in un atto del 6 febbraio 1034 . Ultima menzione la ritroviamo in una pergamena del 23 agosto 1329 in cui Ranieri Conte di Donoratico dona al Priore di San Donnino di Pisa una vasta tenuta comprendente terreni coltivati, incolti e una riserva di caccia. La tenuta era situata nella località Cerretello e i suoi confini erano determinati dalla pieve di Pomaia, dalla Chiesa di Spicciano,dal castello di San Quirico, dalle due abbazie e dalla curia di Rosignano.
72 - Una piccola popolazione si stabili nelle vicinanze delle due Badie e più precisamente sul Poggio detto della Villa che porta questo nome proprio per il piccolo borgo che vi era stato costruito.
73 - Il monastero di San Salvatore era edificato sull’odierno Poggio della Dispensa.
74 - Anche qui il Mariti cade suo malgrado in errore poiché nel documento del 19 dicembre 1033 è menzionata anche la Chiesa e monastero di San Salvatore.
75 - La peste del 1348 spopolò quasi totalmente le nostre campagne. Delle Due Badie era rimasto in vita solo l’abate di San Quirico che però a causa della morte di tutti i contadini e lavoranti non aveva rendite sufficienti neppure per il proprio sostentamento.
76 - Nella descrizione qui fatta l’Arcivescovo Dal Pozzo non si riferiva alla Chiesa del monastero di San Quirico ma bensì a quello di San Salvatore. La Chiesa di San Quirico, come ha riportato lo stesso Mariti in un precedente passo, era completamente rovinata tanto che era difficile anche trovare il luogo dove fosse stata edificata.
77 - Si trattava della Tenuta detta dell’ Arcidiaconato comprendente una vasta area intorno al Podere Casone e nelle Banditelle.

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